L’elefante di Catania e la sua leggenda

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Elefante Catania

In piazza Duomo, a Catania, una statua di un elefante che sorregge un obelisco egizio prende il nome di Liotru o Diotru ed è il simbolo della città.

Si narra che il famigerato elefante venne chiamato Liotru in onore di un mago: Eliodoro, che visse intorno al 725 d.C quando Catania era una provincia bizantina dell’Impero Romano d’Oriente. Eliodoro aspirava a diventare il vescovo di Catania ma non riusciva ad affermarsi. Un giorno però conobbe uno stregone ebreo, che gli insegnò arti magiche e lo convertì al giudaismo. 
Si racconta che una notte Eliodoro si recò presso il sepolcro degli eroi ed iniziò ad evocare il diavolo, grazie a un misterioso scritto che gli era stato consegnato dallo stregone ebreo. Satana infine apparve e gli chiese cosa volesse. Eliodoro gli comunicò le sue ambizioni ed il demonio rispose: “Se rinneghi la fede in Cristo, ti pongo a fianco uno della mia corte, Gaspare, che sarà tuo servo, e ti conferirò poteri magici.” Fu così che Eliodoro accettò ed ottenne poteri sovrannaturali.

Fu lui stesso a costruirsi magicamente l’elefante, con la lava dell’Etna. A cavallo della magica creatura girava per la città, facendo scherzi e dispetti alla popolazione. L’elefante veniva utilizzato, inoltre per i suoi lunghi viaggi da Catania a Costantinopoli. Eliodoro era veramente perfido.

Si racconta che andasse al mercato e comprasse tutto quel che gli piaceva, pagando con ori e diamanti, ma quando se ne andava, i preziosi si trasformavano in sassi. Una volta convinse il nipote del vescovo a puntare su una corsa di cavalli, facendolo vincere. Ma al momento della premiazione il cavallo vincente parlò rivelando che in realtà era Satana stesso al servizio del mago per lo scherzo, e poi sparì.

Eliodoro venne per tale ragione condotto in carcere, ma riuscì a riguadagnare la libertà corrompendo le guardie con l’offerta di tre libbre d’oro. Anche questa volta utilizzò una grossa pietra all’apparenza d’oro, che in seguito riacquistò la sua forma naturale.

Fu Condannato a morte da Costantino ma nel momento in cui stava per eseguirsi la sentenza, egli domandò in grazia una catinella d’acqua: vi tuffò la testa e sparì misteriosamente, dicendo: “Chi mi vuole, mi cerchi in Catania!”.

Nuovamente ricondotto dinanzi al boia per aver dato fuoco al “di dietro” della moglie di Eraclio, un ministro di Costantino, Eliodoro, mentre stava per ricevere il colpo di grazia, si rimpicciolì, entrò per la manica destra del carnefice e ne uscì dall’altra, gridando: “Scampai la prima volta; questa è la seconda. Se mi volete, cercatemi a Catania!”. E disparve ancora, facendosi trasportare dagli spiriti nella inquieta città.

Fu il vescovo Leone detto il Taumaturgo che, celebrando una messa propiziatoria riuscì a ridurre il mago Eliodoro in un mucchio di cenere. Il suo elefante rimase vivo ed è ora simbolo della città di Catania.

G.S.

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