Leggende salentine: la Rupe della Dannata

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Un’aspra ed alta rupe si erge per circa 50 mt. a picco sul mare, la Torre dell’Alto, o meglio, Torre Santa Maria dell’Alto. È una delle torri costiere del Salento situata nel comune di Nardò, presso Santa Caterina e ricadente nel Parco di Porto Selvaggio e la Palude del Capitano.

La storia

Fu costruita nella seconda metà del XVI secolo, con funzioni difensive, su progetto del viceré spagnolo Don Pietro da Toledo e terminata nel 1569 dal mastro neretino Angelo Spalletta. La costruzione presenta un basamento a pianta quadrata, mentre il piano superiore, dotato di porta d’accesso, termina con una cornice ed è provvisto di merli e di dieci piombatoie distribuite su tutti e quattro i lati; una grande scalinata in tufo a tre arcate consente l’accesso.

L’interno è costituito da due ambienti sovrapposti ed è provvisto di cisterna per l’approvvigionamento dell’acqua; il piano terra era utilizzato per il deposito delle scorte, mentre il primo piano, diviso in quattro ambienti, veniva sfruttato come abitazione dei “cavallari”, ovvero le guardie che presidiavano la torre e che, in caso di eventuali arrivi di pirati, si attivavano a segnalarlo ai paesi dell’entroterra utilizzando il cavallo.

La leggenda

Ai piedi di Torre dell’Alto vi è una rupe a picco sul mare, chiamata anche “Rupe della Dannata”. La leggenda narra che una giovane e bella fanciulla di Nardò, vissuta nel XVII secolo, stava per sposarsi con un uomo che amava, ma fu chiesta da un signorotto locale in base allo “jus primae noctis”, imposto da Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona, detto Guercio di Puglia, l’allora conte di Conversano e duca di Nardò.

Lo Jus primae noctis, cioè il “diritto della prima notte”, indica il diritto di un signore feudale di trascorrere, in occasione del matrimonio di un proprio servo della gleba, la prima notte di nozze con la sposa. Per sfuggire a tale iniquità, la fanciulla si gettò e morì da questa rupe: da quel giorno fu chiamata “la Dannata”. Ancora oggi i pescatori raccontano che, in certe notti di luna piena, in cima alla rupe, si veda una donna vestita da sposa o che la si oda pregare (o lamentarsi) sulla roccia a strapiombo sul mare.

Esiste anche un’altra variante del racconto secondo il quale a perdere la vita fu, invece, il Duca Giovan Bernardino Acquaviva che, nel cercare di sfuggire ai pirati, precipitò dallo sperone roccioso, non accorgendosi del pericolo a causa del buio.

D.M.

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